Archivio Notizie

DiDino Giglioli

ESSERE CODA – MICHELE PERETTI INTERVISTA MIRELLA BOLONDI

Dentro di me sono una cosa sola. Sono io. Sono CODA.

 

Mirella Bolondi è nata a Milano nel 1967, città in cui vive. Si è laureata in Scienze dell’Educazione e lavora come Educatrice Professionale in un Centro di Aggregazione Giovanile con i preadolescenti, da moltissimi anni; lavoro che ama e che svolge con passione.
Con la casa editrice Zephyro ha pubblicato il suo primo romanzo Terra di silenzi che racconta in chiave fantastica l’incontro di un anziano signore, ritornato improvvisamente giovane, con gli abitanti di un paese dove tutti sono sordi e non conoscono il suono.
Con Fondazione Aquilone onlus ha pubblicato Nel paese Chenonsai una favola per adulti e bambini sul tema della disabilità, da cui sono nati diversi progetti nelle scuole, di diverso ordine e grado.
Da diversi anni conduce una trasmissione radiofonica, Voci d’Autore, su Radio Panda. Con cadenza mensile presenta le ultime novità editoriali con intervista in diretta all’autore.

1) Cosa significa per te essere CODA?
Per moltissimo tempo sono stata “semplicemente” una figlia udente di genitori sordi e questa era la mia normalità, che condividevo con le persone a me più vicine. È lo sguardo degli altri a farti comprendere che c’è qualcosa fuori dall’ordinario nella tua vita. Così quando incontravo un nuovo compagno di giochi dichiaravo presto la particolarità della mia famiglia, pronta a rispondere al loro stupore e alle conseguenti domande: quando suona il campanello si accende una luce; per comunicare con loro basta guardarli in volto e scandire le parole; sì, uso anche i segni; no, non posso mettere la musica a tutto volume perché mia mamma si accorge delle vibrazioni e poi son guai. Insomma un breve interrogatorio, poi si cominciava a giocare: i bambini imparano in fretta e non hanno pregiudizi! Con gli adulti era un pochino più difficile. Alcune delle domande ricorrenti mi creavano sempre un certo turbamento, perché mi arrivava una morbosità che non comprendevo allora: Non ti dispiace che i tuoi genitori siano sordi? Non vorresti dei genitori normali? In realtà no, non mi dispiaceva affatto e non volevo dei genitori diversi. Il loro sguardo talvolta di disappunto mi faceva sentire una colpa che non comprendevo. Ma ciò che sentivo davvero era che gli altri genitori non mi piacevano altrettanto! Io avevo compreso l’Amore. Loro forse ragionavano con le sovrastrutture del pregiudizio. Ma la consapevolezza di essere CODA è arrivata solo con la maturità, quando ho cominciato ad allargare i confini della mia esperienza della sordità e a confrontarmi con i lettori del mio romanzo “Terra di silenzi”. Quindi oggi per me essere CODA significa aver vissuto una esperienza stra-ordinaria che mi ha insegnato ad ascoltare con gli occhi oltre che con le orecchie. È una consapevole appartenenza di un legame particolare con il mondo della sordità, che condivido con tante persone di diverse nazionalità, come me, figli udenti di genitori sordi.

2) Come hanno reagito i tuoi genitori quando hanno saputo di avere una figlia udente?
Entrambi i miei genitori sono diventati sordi nella primissima infanzia come conseguenza di un incidente e una malattia. Quindi la sordità non era un fattore ereditario e hanno consapevolmente scelto di mettere al mondo due figli udenti. Credo che in fondo sia stata una forma di riscatto sociale e ho sempre percepito il loro profondo orgoglio. La nostra diversità quindi non è mai stata un problema ma anzi, qualcosa di bello e prezioso.

3) Come e quando sei stata esposta all’italiano?
Questa domanda mi fa sempre sorridere. I miei genitori sono italiani e pur essendo molto anziani e di una generazione che non ha potuto usufruire di impianti e apparecchi acustici hanno sempre parlato. La loro voce particolare e forse non sempre comprensibile per qualcuno, lo era per noi figli. I segni che l’accompagnavano rendevano molto fluente la comunicazione tra noi. Soprattutto con mamma con cui sia io che mio fratello ci siamo sempre confidati. Io non ho avuto la fortuna di avere parenti o nonni vicini, quindi sono stati loro a insegnarci le prime parole, che leggevano sulle nostre labbra. Qualche volta chiedevano conferme a qualche vicino di casa o amico. Poi naturalmente c’è un mondo fuori con cui interagisci e che sostiene l’apprendimento linguistico.

4) A scuola ti sei mai sentita diversa dagli altri?
Sinceramente no. I miei genitori erano ben integrati nella comunità di persone che frequentavo a quell’epoca. Forse più che la sordità era il loro animo artistico a colpire i miei amici e a fare la differenza. Entrambi infatti dipingevano e avevano straordinarie abilità manuali che suscitavano la loro ammirazione e li rendevano un po’ diversi dagli altri genitori. Ed io ne andavo molto orgogliosa, naturalmente.

5) Da un punto di vista linguistico e culturale ti senti più udente o sorda?
Ecco, questa è una cosa di cui sono divenuta consapevole solo di recente. Io sono sorda e udente. Non mi interessa dare una percentuale, come se le due cose fossero contrapposte. Lo sono solo per gli altri. Dentro di me sono una cosa sola. Sono io. Sono CODA. Quando un giorno lo dissi a mia madre, la vidi sbiancare, come se fosse il segno di un fallimento. In fondo loro avevano fatto di tutto per aiutarmi a essere udente, rispettare e valorizzare la mia diversità. Mio papà mi cantava persino la ninna nanna, con il ritmo di un tamburo, fino a non pochi anni fa, quando ancora potevo sedermi sulle sue ginocchia. Un gesto d’amore che mi ha sempre riempito di tenerezza e mi manca tanto ora che non c’è più. E credo in realtà che questo sia il segno migliore del loro buon lavoro di genitori.

6) Cosa apprezzi delle due culture e cosa invece ti piace meno?
Apprezzo la lingua dei segni, la bellezza di una comunicazione visiva e il senso di appartenenza, che ti fa incontrare amici, ovunque nel mondo come una grande famiglia. Non apprezzo le contrapposizioni interne tra oralisti e segnanti, tra chi porta un apparecchio acustico o un impianto cocleare. Tante energie perse, frutto di pregiudizi reciproci. Del mondo degli udenti mi vengono in mente solo due parole: musica e caos.

7) Hai incontrato delle difficoltà dovute al fatto di essere figlia di sordi? Se sì, quanto hanno influenzato il rapporto con i tuoi genitori?
Nella mia infanzia, non c’erano cellulari, videochiamate, sottotitoli in tv, interpreti della Lingua dei Segni e tanti servizi e app, che ora sono disponibili e facilitano l’integrazione delle persone sorde. Noi figli eravamo spesso chiamati a fare da intermediari o ponte; a sostenere responsabilità maggiori dei nostri coetanei, fin dalla tenera età. Una cosa che spesso è data per scontata, ma che scontata non è.

8) Sulla base della tua esperienza quali sono i benefici di crescere in un contesto bilingue bimodale (LIS e italiano)?
Credo sia molto di più che imparare due lingue. È avere a disposizione due modi diversi di esprimere vissuti e sentimenti, perché le due lingue viaggiano su due binari differenti, quello visivo e uditivo. E due modi diversi di ascoltare. È un segno più non meno.

9) C’è un episodio legato al tuo vissuto che vorresti condividere con noi?
Un giorno mio padre, riferendosi a non so più cosa disse: Sono sfortunato perché sono sordo! Ricordo che mia mamma si arrabbiò tantissimo e fece un lungo elenco delle cose per cui lui doveva sentirsi fortunato: aveva un lavoro che amava e gli regalava grandi soddisfazioni, (preparatore tecnico entomologo al museo della Scienza di Milano); la pittura, una bella famiglia, tanti amici e… due figli meravigliosi. (Essere inclusi nella lista era una cosa davvero bella per me bambina!) È stata l’unica volta in tutta la mia vita, che gliel’ho sentito dire. Con le loro azioni mi hanno insegnato una cosa molto preziosa che io traduco in: Ognuno cammina con le sue risorse! Così anche nei momenti più difficili della mia vita non dico mai sono sfortunata, ma cerco di fare una ricognizione delle mie risorse e vado avanti, o almeno ci provo. Non ci sono scuse alla felicità!

 

di Michele Peretti

Essere CODA: Mirella Bolondi

DiDino Giglioli

ANIMU VOLA: L’UNIONE FA LA FORZA

ANIMU – Associazione Nazionale Interpreti di Lingua dei Segni Italiana

“La nostra Associazione sarà forte, riconosciuta e rispettata nella misura in cui sono forti, riconosciuti e rispettati i suoi singoli componenti.”
Prof. Dino Giglioli – Presidente Nazionale ANIMU

Sabato 16 giugno, a Bologna, si è tenuta l’Assemblea Generale Animu. Nell’accogliente cornice della Casa Generalizia delle Suore della Piccola Missione per i Sordi sono confluiti i vari soci per prendere parte a un consueto quanto immancabile appuntamento. Le tre ore del mattino sono state dedicate a un seminario di aggiornamento che ha visto come relatore il Dott. Riccardo Ferracuti, docente sordo segnante nonché interprete professionista che da anni vive e lavora negli Stati Uniti. Nel corso dell’intervento ha portato all’attenzione di tutti gli anni della sua formazione, l’esperienza alla Gallaudet University e tutte quelle difficoltà che tuttavia non gli hanno impedito di portare a compimento gli studi e di realizzarsi professionalmente. La sua si è rivelata una riflessione lucida e attenta sul ruolo dell’interprete tra Italia e America, una realtà apparentemente così distante da noi ma da cui attingere per nuove piste di riflessione. Particolarmente apprezzati i pratici suggerimenti forniti dal relatore e che hanno sortito un piacevole scambio di idee e opinioni. Ne è emersa l’importanza di collaborare attivamente, di fare squadra e di non sottovalutare mai l’importanza di formarsi. Questo del resto è uno dei pilastri su cui poggia la filosofia di Animu: fornire continue occasioni di aggiornamento e di condivisione. Quello dell’interprete è un mestiere in divenire che richiede una buona dose di curiosità e umiltà tali da sentirsi sempre in viaggio, verso gli altri ma in primis verso se stessi. La giornata è proseguita con il pranzo in un’atmosfera distesa e conviviale per riprendere poi con i lavori assembleari. Presenti anche i referenti regionali che hanno esposto gli obiettivi raggiunti e i prossimi traguardi cui tendere. Tra questi anche il gruppo Marche con alcuni nuovi membri e tanti progetti da realizzare.

Per chi volesse approfondire: https://www.animu.it
di Michele Peretti
redazione@viverefermo.it

Diadmin

SUL CASO “DI MAIO E LE INTERPRETI LIS” INTERVIENE LA PRESIDENZA ANIMU

Tra tutti i commenti all’interprete di Di Maio, molti dei quali inopportuni  e fuori luogo,  questa Presidenza ha apprezzato particolarmente quello di Grazia Anselmo la quale ha giustamente sottolineato che, cito testualmente,  “tutto questo processo mediatico non doveva avere inizio, specie perché ad attivarlo sono stati udenti, interpreti e formatori”.   Come Presidenza ANIMU condividiamo  appieno  l’intervento della Anselmo anche perché Facebook  è purtroppo ormai diventato il luogo per eccellenza dei processi sommari e  delle gogne mediatiche  che spesso e volentieri avvengono senza nessun approfondimento critico dei fatti e delle situazioni.

Si dice e si scrive che ciò avviene anche perché manca un albo degli interpreti  e qualcuno si è attivato per proporlo nelle sedi  politiche.   Non è del tutto vero in quanto   la soluzione dei problema degli interpreti lis “approssimativi”  esiste già e si chiama Legge 4/2013.   Basta  che i committenti e gli utenti (ovvero anche  sordi) si rivolgano ad interpreti iscritti nelle Associazioni Nazionali ANIMU ed ANIOS  le quali hanno, per la Legge citata,  il diritto oltre che  il dovere di garantire non solo la  qualità  ma anche l’aggiornamento  dei propri  iscritti.

La Legge  4 del 2013 sulle professioni non regolamentate  prevede appunto che le  Associazioni Nazionali ANIMU ed ANIOS garantiscano  la preparazione professionale dei propri iscritti per cui è sufficiente che ci si rivolga agli interpreti  in possesso di una delle due tessere  per non avere problemi simili a quello di cui abbiamo avuto esempio.  C’è di più,   La Legge stessa prevede l’esistenza,  presso il sito delle Associazioni  ANIMU ed ANIOS,    dello sportello del consumatore dove l’utente può inviare reclami od osservazioni sull’operato dell’interprete Lis,  a  piena tutela dei sordi e  comunque dei committenti il servizio.  Non serve un Albo,  la  Legge a tutela dei sordi   c’è,  basta conoscerla,  diffonderla ed applicarla.

LA PRESIDENZA NAZIONALE ANIMU

Diadmin

IMPUGNAZIONE LEGGE BASILICATA PUBBLICATA IN UN ARTICOLO DEL QUOTIDIANO “ROMA”

Dopo un paio di anni di gestazione è venuta alla luce la Legge della Regione Basilicata numero 30 approvata il 20 Novembre scorso.    Per rimanere nella metafora il parto è venuto male visto che solo tre settimane dopo il Governo Gentiloni  impugnava la medesima Legge per incostituzionalità, ravvisata peraltro  in molti dei suoi articoli.

Ovviamente si è scatenato il finimondo con accuse al Governo di  “grave atto di inciviltà” secondo le parole pronunciate dal Consigliere Paolo Castelluccio   il quale rincara  la dose dicendo  che questa Legge avrebbe messo  la Regione Basilicata al passo con le altre Regioni che hanno già approvato leggi sulla Lis.  Peccato che al Consigliere sia sfuggito il fatto che in nessun’altra Regione è venuto in mente di  inventarsi “l’albo degli Interpreti”  cosa che invece ha fatto la Basilicata dedicando  ben  cinque dei dodici articoli della Legge ai medesimi interpreti.  Più che una Legge sulla Lis e sui diritti dei sordi sembra una Legge volta a regolamentare il lavoro degli interpreti.  Cosa ancora più grave è il fatto che nelle previsioni del provvedimento c’era  la proibizione assoluta non solo da parte del  pubblico,  ma anche di  un privato,  di servirsi di interpreti non iscritti all’Albo: cosa che ovviamente non sta né in cielo e neppure in terra.

Qualcuno avrebbe dovuto spiegare alla Giunta ed al Consiglio che esiste già la Legge 4/2013 che regolamenta le professioni cosiddette “non organizzate” tra le quali c’è anche quella degli interpreti Lis. Le due  Associazioni Nazionali Animu ed Anios sono infatti  iscritte nel Previsto elenco detenuto dal Ministero dello sviluppo economico e sono inoltre   riconosciute internazionalmente tramite l’appartenenza ad EFSLI  (European Forum of Sign Language Interpreters).

La scrivente Associazione Nazionale Interpreti Lis  (ANIMU)  non appena avuta notizia del Progetto di Legge,  si è premurata di contattare i colleghi di Anios per redigere  una memoria  congiunta che avrebbe dovuto mettere sull’avviso  la Regione in quanto venivano elencati tutti i motivi di criticità.  La memoria,  regolarmente inviata a Presidente del Consiglio Regionale  il 16 ottobre,  concludeva con la profetica frase “ riteniamo che il provvedimento in discussione non supererebbe il vaglio di legittimità previsto dal nostro ordinamento … “.   Così è accaduto ed  i rilievi del Governo sono i medesimi che avevamo sottolineato.

E i sordi?  Anche loro avevano protestato in  un incontro con la Regione  avvenuto il giorno 9 ottobre ma inutilmente ed  il sito della Sede centrale Ens,  molto diplomaticamente scrive  in un suo articolo del 15  Gennaio: “’ENS, così come le Associazioni interpreti, aveva già segnalato alla Regione Basilicata nel mese di ottobre 2017, che il testo presentava alcune criticità su tale regolamentazione,…”  .

Si è sbandierato da più parti che la Regione sarebbe venuta incontro alle esigenze dei millecinquecento sordi del territorio  ma a questo punto la domanda centrale diventa la seguente:  Non  era più semplice costituire un tavolo di lavoro preparatorio costituito dai rappresentanti della Regione,  Delle Associazioni Nazionali degli Interpreti e dello stesso Ens?   I nostri interpreti locali ci riferiscono che alcuni Consiglieri della Regione,  interpellati, hanno dichiarato che non sapevano nulla dell’opposizione dei sordi e che quindi hanno agito in buona fede ma la cosa sposta semplicemente più in alto il livello delle responsabilità.

Anche sui numeri occorre fare chiarezza.  Il Consigliere  Michele  Napoli,  citando i dati Inps,  dice che i  sordi della Basilicata sono millecinquecento.  Non è la prima volta che assistiamo a numeri strampalati quando si parla di sordi in quanto ognuno ci mette dentro quello che vuole,  dal sordo prelinguale (Vedi sordi Ens) al vecchietto che è diventato invalido civile sordo.  Va detto che sono solo  i sordi prelinguali  ed i sordi gravi ad utilizzare  la Lis e questi  sono 43.503, in tutta l’Italia  compresi i minorenni (anche questo è un dato Inps).   Il che significa che in Basilicata  il numero si riduce a 412.  Questo è il dato vero su cui bisogna ragionare.

Il Consigliere Napoli ha  affermato che l’istituzione dell’albo regionale degli interpreti Lis, attraverso una commissione di garanzia,  sarebbe stata effettuata per   “  …..  mettere fine a scelte discrezionali in incarichi affidati a questi professionisti  …”.    Avremmo un paio di domande per il consigliere Napoli.   Di quale discrezionalità sta parlando?  Quella forse dell’utente sordo ?  Spiace di non essere d’accordo in quanto,   a nostra parere, la persona sorda  ha invece tutto il diritto di scegliersi l’interprete di fiducia senza per questo dover soggiacere ai nominativi di un elenco stabilito da altri.  Se foste una donna sorda andreste dal ginecologo con la vostra interprete di fiducia oppure con una sconosciuta perché quel nome è scritto sull’albo?  Con l’aggiunta pure che dovrete pagarla di tasca vostra?

Passiamo ora all’altro versante ovvero quello del committente come ad esempio una  Pubblica  Amministrazione. Di quale discrezionalità stiamo parlando se è di questi giorni l’esito di una gara del Corecom Basilicata per  l’interpretazione al Tg3  dove,  grazie ad un bando senza limiti di ribasso,   ha vinto una cooperativa che ha proposto circa dieci euro orarie?  E’ questa la cosiddetta discrezionalità da combattere?  Non esiste un  professionista interprete Lis  degno di questo nome,  che possa accettare di lavorare a quegli importi i quali, è bene precisarlo,  sono quelli incassati dalla Cooperativa e non quelli percepiti dall’interprete  che  saranno ovviamente ancora minori.  E’ questa la professionalità che il consigliere Napoli difende? Vorremmo sottolineare che  il Corecom è un Organismo che dipende proprio  dalla   Regione Basilicata.

Abbiamo un modesto consiglio:  Si ritiri  l’intero provvedimento ovvero si abroghi la legge per evitare un perdente conflitto con il Governo. Si costituisca  un tavolo di lavoro con rappresentanti istituzionali della Regione,   con l’Ens e con  rappresentanti delle   Associazioni Nazionali  degli Interpreti i quali  da trent’anni operano a favore dei sordi ed hanno la competenza oltre che l’esperienza necessaria per dare i suggerimenti utili a  redigere un nuovo testo  che raccolga il plauso di tutti …… Governo compreso

IL CONSIGLIO DIRETTIVO NAZIONALE ANIMU

Diadmin

Formazione

Al momento non ci sono formazioni in programma…

Diadmin

Eventi

Al momento non ci sono eventi in programma…